Test salivare: strumento utile per prevenire le carie

test salivarePrevenire è meglio che curare: lo dicono tutti i medici (dentisti inclusi). Ecco perché oggi vi vogliamo parlare di uno strumento molto efficace per la prevenzione delle carie: il test salivare.

Le ultime novità in campo odontoiatrico attestano il test salivare come un metodo innovativo e funzionale per individuare la propensione dell’individuo a sviluppare la carie (la cosiddetta “cariorecettività”). Il test permette di effettuare delle misurazioni sia di tipo qualitativo che quantativo: analizza infatti la saliva che riveste un ruolo fondamentale nella protezione della salute della nostra bozza.

Di solito, i soggetti più a rischio carie sono i bimbi, gli adolescenti e le donne gravide. Sono proprio le donne in stato di gravidanza che trasmettono i batteri responsabili del processo carioso al bimbo.

Il test salivare va eseguito dopo aver curato le carie eventualmente già presenti. Il test, in particolare, è in grado di rivelare se un soggetto rischia effettivamente di ammalarsi. In questo modo è possibile agire preventivamente con la terapia più adatta, iniziando un percorso terapeutico personalizzato.

La carie è una malattia infettiva che viene sostenuta da specifici batteri presenti nel cavo orale, e che si nutrono di zuccheri e rilasciano acidi capaci di intaccare lo smalto dei denti. Il test salivare riesce ad individuare la presenza di questi batteri e conoscere la capacità propria della saliva di tamponare gli acidi prodotti da questi batteri.

COME FUNZIONA IL TEST SALIVARE

Il test è semplice e indolore: il campione di saliva del paziente viene collocato in una striscia di coltura che, a sua volta, viene posta in uno speciale forno. Nelle successive 48 ore appariranno delle “macchioline” che evidenzieranno le colonie batteriche presenti nel cavo orale.
Questi risultati, insieme a quelli anamnestici e clinici, allo studio del PH salivare e alla presenza di placca permetteranno di classificare il rischio (basso, medio o alto) di sviluppare la carie, per il paziente. Il programma di prevenzione, consigliato dall’odontoiatria, cambierà in base alla categoria di rischio a cui il paziente appartiene.

GLI ELEMENTI ANALIZZATI DAL TEST SALIVARE

Come detto, attraverso il test della saliva si studiano le tre caratteristiche importanti della saliva: il flusso salivare, il PH ovvero il potere tampone e la presenza di specifiche famiglie di batteri cariogeni.

Il flusso salivare rimuove i detriti alimentari ed i residui batterici attraverso il canale digerente. Le riduzioni nella secrezione salivare hanno un importante effetto sia sul numero che sulla gravità delle carie. Tra gli anziani sono più frequenti i sintomi di secchezza della bocca e del resto sono tipiche dell’età avanzata alcune malattie che possono portare ad una diminuzione del flusso salivare, come il morbo di Alzheimer.

Il secondo elemento che si evidenzia con il test salivare è il potere tampone che consiste nella capacità di equilibrare l’ambiente acido che inevitabilmente viene a crearsi nella bocca a causa dell’acidità di alcuni alimenti e degli acidi prodotti dai batteri acidogeni.

L’ultimo elemento che il test della saliva ci permette di evidenziare è un grande numero di specie batteriche, presenti in uno stato di equilibrio. Quando tale equilibrio viene per cause diverse ad essere alterato si può assistere alla insorgenza della carie. Le due specie batteriche più importanti che causano la carie sono lo Streptococcus mutans e i Lactobacilli, in grado di produrre consistenti quantitativi di acidi. Quando l’ambiente orale raggiunge livelli di acidità critici (PH intorno a 4.8), hanno inizio quei processi, che, se non precocemente intercettati o prevenuti, portando allo sviluppo della carie.

CONCLUSIONI

In conclusione, è da attestare la tendenza della moderna odontoiatria che, seguendo l’esempio dei paesi nordeuropei, propone di eseguire una prevenzione ad ampio raggio per tentare di determinare la scomparsa della carie, come malattia diffusa, trasformandola in un episodio occasionale. Un nuovo modo di concepire l’odontoiatria, quindi, il cui obiettivo non è più quello di curare i denti, ma di fare prevenzione diretta attraverso un programma mirato, per ottenere e mantenere denti sani per tutta la vita.

Laser terapia per la cura della Parodontite

laser terapia
In questo post vi vogliamo spiegare cosa è la parodontite e quali sono i metodi più innovativi per curarla. In particolare ci soffermeremo sull’utilità di soluzioni come la laser terapia in parodontologia.

La parodontite, nota anche con il nome di piorrea, è quella complessa infezione gengivale che se non curata può portare anche alla perdita precoce dei denti. Le cause di questa patologia del cavo orale vanno ricondotte alla scarsa pulizia dei denti, e colpisce più del 60% degli italiani.

La parodontite, in particolare, colpisce i tessuti a supporto del dente (vedi osso e gengive) e li fa retrarre. In questo modo i denti iniziano a muoversi e spesso vengono estratti, anche se perfettamente sani.

PREVENZIONE

La parodontite si può prevenire. In primis si può eseguire il test per lo studio dei fattori genetici: questo evidenzia il profilo di rischio e di conseguenza suggerisce la corretta igiene domiciliare da attuare.

Inoltre uno dei sintomi principali della parodontite è il sanguinamento gengivale, che quindi deve rappresentare un campanello d’allarme per la patologia.

CURA: LASER TERAPIA E ALTRE TECNOLOGIE

Molto spesso i dentisti tendono a consigliare ai pazienti approcci chirurgici per risolvere il problema della parodontite. Questo, inevitabilmente può causare forti disagi a chi subisce l’operazione.
Ma oggi, grazie a diverse innovazioni tecnologiche, come il microscopio operatorio e la laser terapia, è possibile trattare in modo non invasivo la parodontite e recuperare denti spesso considerati da estrarre.

La terapia che prevede l’utilizzo di questi strumenti è concepita per essere la più duratura e oggettiva possibile. La prima fase è di rimozione meccanica delle concrezioni di tartaro sopra e sotto gengivali, fase che viene eseguita al microscopio operatorio per permetterci di vedere con alti ingrandimenti il tartaro e quindi di rimuoverlo senza la necessità di aprire chirurgicamente le gengive e spesso senza ricorrere all’anestesia.

Successivamente entra in gioco il laser che, grazie alla sua energia, ci permette in modo indolore di decontaminare le tasche gengivali dai batteri che si annidano nelle zone più nascoste.

È importante sottolineare, però, che la cura non è un vaccino: solo se il paziente si pulisce in modo corretto a casa e segue il protocollo di controlli, i risultati potranno essere positivi e a lungo termine.